Breve storia del Karate-Do

Il Karate nasce in un gruppo di isole del Giappone, geograficamente localizzate sotto le coste cinesi, denominate Isole Ryukyu, la più grande delle quali è Okinawa.

Si ritiene che i primi abitanti di Okinawa provenissero dalle isole settentrionali del Giappone, dalla Cina e dall’Asia meridionale.

Nel periodo in cui le Arti Marziali cominciarono a svilupparsi il popolo di Okinawa viveva in modo molto semplice: agricoltura, pesca e sfruttamento delle conchiglie marine per l’artigianato. Le continue invasioni militari da parte del Giappone stimolarono il popolo nativo ad organizzarsi in gruppi di villaggi comandati da singoli capi.

Si crearono così , verso il 1340 , tre regni rivali ed Okinawa si ritrovò disunita. Dieci anni più tardi, il più grande di questi regni iniziò relazioni politiche ed amministrative con la Cina. Attraverso questa alleanza, gli abitanti di Okinawa mandavano delegazioni con regolari cadenze annuali verso la patria madre con tributi per l’Imperatore.

Alcuni giovani principi di Okinawa ebbero la possibilità di iscriversi a scuole create per studenti stranieri a Pechino, dove poterono apprendere la cultura, l’arte e le scienze cinesi. In tal modo molti abitanti di Okinawa divennero ospiti abituali della capitale e della vita di corte in Cina, imparandone le tradizioni. Nel 1429, dopo alcune guerre intestine, Okinawa fu unita sotto un unico regno e nacque la sua prima dinastia (Sho).

Nel 1429, dopo alcune guerre intestine, Okinawa fu unita sotto un unico regno e nacque la sua prima dinastia (Sho).

Fu questa la premessa del periodo d’oro della storia di Okinawa. Sorsero attività e reti commerciali che si estesero verso: Cina, Giappone, Indocina, Tailandia, Malesia, Indonesia, Borneo, Filippine. Okinawa divenne la Venezia d’Oriente, un grande nodo per la distribuzione di legname pregiato, spezie, incensi, avorio, stagno e zucchero provenienti dall’Asia meridionale.

Questi prodotti venivano scambiati con ceramiche d’arte, tessuti, erbe medicinali e metalli preziosi di Giappone, Korea e Cina. I marinai ed i commercianti di Okinawa visitarono dunque non soltanto la Cina e il Giappone, ma tutti i porti dell’Asia orientale, fattore che ebbe influenze estremamente importanti per lo sviluppo delle arti marziali e per la loro storia.

Mappa del Giappone. In evidenza le isole Ryukyu e Okinawa
Mappa del Giappone. In alto a sx sono evidenziate le isole Ryukyu, la principale delle quali è Okinawa, luogo d'origine del Karate. Clicca sulla mappa per visualizzare Okinawa su Google Maps
Sho Shin sovrano di Okinawa 1477–1526. Per rafforzare il proprio dominio sull'isola, il sovrano proibì il possesso e il trasporto delle armi. Il divieto, mantenuto dai Giapponesi dopo la loro conquista, portò allo sviluppo del Karate e del Bujitsu, come forma di autodifesa indigena contro le prepotenze dei Samurai

La caduta della dinastia Sho, avvenuta verso il 1470, creò un periodo di turbolenza politica che finì con l’avvento, nel 1477, del nuovo monarca Sho Shin, il quale dovette affrontare i nobili cavalieri della Guerra che erano saldamente protetti nei loro castelli lungo l’isola. Una delle prime norme introdotte dal monarca fu quella di bandire il trasporto d’armi da parte di chiunque, nobile o contadino.

La seconda mossa del re fu quella di sequestrare tutte le armi del Paese e custodirle sotto sorveglianza continua nel proprio castello a Shuri. Infine ordinò a tutti i nobili, ora disarmati, di andare a vivere vicino a lui nella capitale del Paese.

 

Una delle prime norme introdotte dal monarca fu quella di bandire il trasporto d’armi da parte di chiunque, nobile o contadino

Nel 1609 le Isole Ryu Kyu divennero di fatto Giapponesi, il benessere economico e l’indipendenza politica dell’isola di Okinawa dipendevano dal Giappone ma i giapponesi mantennero le regole che impedivano il possesso e l’uso di armi, mentre i Samurai giapponesi potevano trasportare armi anche ad Okinawa.

Tale divieto esteso solo agli abitanti nativi dell’isola restò valido anche durante i periodi successivi della storia del Paese.

Tra gli abitanti di Okinawa, poveri e privati di qualsiasi tipo di arma, si fece strada la coscienza di sviluppare una forma di autodifesa indigena, chiamata “TE” (mano) ovvero l’arte marziale della mano, in cui il corpo umano si allena per trasformarsi in arma per l’autodifesa .

Il Karate-do (“via della mano vuota” da: kara = vuota, te = mano, do=via), come lo conosciamo oggi, è un prodotto di sintesi tra l’antica arte Te, originaria di Okinawa, le antiche arti cinesi nate nel Tempio di Shaolin ed altri stili praticati nel sud della Cina nella provincia del Fukien.

Karate-do significa
“via della mano vuota”
kara = vuota
te = mano
do = via

Si ritiene che sorsero due movimenti ad Okinawa: da una parte i nobili, che svilupparono l’arte del combattimento a mano nuda (te), dall’altra parte i contadini e i pescatori che iniziarono a utilizzare i loro strumenti di lavoro, trasformando falci, falcetti, bastoni per la mietitura e la pulitura delle sementi, briglie per cavalli e remi da barca, in armi letali.

Entrambe le nuove scuole, quella disarmata e quella armata, venivano praticate di notte e in massima segretezza, restando confinate nelle rispettive classi sociali. L’arte della mano (te) veniva praticata dai nobili della corte reale, mentre il Ryukyu bujitsu (arte con armi di Ryukyu) si diffuse tra la gente comune

A Okinawa nacquero il Karate e il Bujitsu come forma di autodifesa indigena. Nel corso di quattrocento anni, sono diventate le arti marziali tra le più diffuse nel mondo. In foto, allievi che si allenano nel castello di Shuri a Okinawa all'inizio del '900

Nacquero così nei tre principali centri urbani, Shuri, Naha e Tomari, 3 stili differenti: Shuri-te, Naha-te e Tomari-te.

Da queste prime forme di arti marziali, alla fine del diciannovesimo secolo, presero origine i principali stili tuttora praticati: Shotokan, Goju-ryu, Shito-ryu, Wado-ryu.

Nel 1935, un comitato formato da maestri di stili diversi si trovò per decidere un nome da dare alla loro Arte.

La chiamarono Karate, che significa mano vuota o arte della difesa senz'armi.